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FARMACIA POZZO STRADA - Newsletter del 14 Aprile 2014

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DENTIFRICI  E  COLLUTORI

 Ogni giorno ci viene ribadito quanto uno stile di vita sano, un'alimentazione corretta siano importanti per raggiungere il benessere fisico, tuttavia il benessere di tutto il corpo passa anche attraverso una bocca sana e curata. Sono sufficienti pochi e semplici gesti quotidiani per prevenire molti problemi legati a denti e gengive, che, se non adeguatamente curati, possono avere ripercussioni anche gravi sul benessere generale dell'organismo. Soltanto con una corretta igiene orale, coadiuvata dalla scelta di prodotti adeguati, può salvaguardare la salute della nostra bocca nonché la bellezza del nostro sorriso.
I prodotti per l'igiene orale presenti sul mercato sono tantissimi e se ne aggiungono di nuovi ogni giorno e la scelta risulta difficile,collutorio tuttavia deve essere orientata in base alle necessità personali.

Oltre allo spazzolino, la cui scelta è prettamente personale, e al filo interdentale, bisogna porre particolare attenzione nella scelta del dentifricio e del collutorio.

Il dentifricio

Il dentifricio, i cui primi utilizzi pare risalgano all'antico Egitto, è una preparazione avente consistenza pastosa (da qui il nome pasta dentifricia), gelatinosa o fluida, che ha lo scopo di coadiuvare l'azione pulente dello spazzolino, mantenendo i denti sani, esteticamente gradevoli, eliminando i possibili residui alimentari accumulati durante i pasti, evitare l'insorgere di carie, alitosi, gengiviti e parodontopatie e donando freschezza all'intera bocca.

Al dentifricio si richiede di avere sapore gradevole, di non irritare le mucose, di non contenere abrasivi in quantità eccessiva, di possedere un pH stabile (intorno al 7.0) e di non causare danni sia locali che siatemici, anche dopo uso prolungato.

I dentifrici sono composti da sostanze:

1) Abrasive: sostanze che non devono essere solubili all'interno formulazione, permettendogli così di rimuovere ciò che resta adeso allo smalto, come ad esempio la placca e i residui di cibo. Ciò è reso possibile dalla forma, dalla grandezza e dalla durezza dei cristalli. Il risultato non deve essere troppo marcato perché un eccessivo effetto sbiancante può danneggiare lo smalto dai denti. A tal fine vengono usati dei sali di metalli alcalini e alcalino-terrosi (come calcio, magnesio, sodio, che sono abrasivi morbidi) o sostanze naturali o artificiali, carboniose, alluminiose o silicee (abrasivi generalmente duri), in genere, per ottenere un effetto più soddisfacente, sono usate miscele dei due. Bisogna, tuttavia, tenere presente che le macchie non saranno eradicate del tutto, in quanto è la dentina che dà la colorazione mentre lo smalto è trasparente, quindi risulterebbe inverosimile sbiancare i denti con un semplice dentifricio.

2) Leganti: sono usate per tenere uniti i diversi componenti della formulazione, conferendo nel contempo una certa consistenza e viscosità. Le sostanze più utilizzate sono le cellulose, le carragenine e gli alginati, poichè queste rigonfiano a contatto con l'acqua e conferendo viscosità al preparato.

3) Umidificanti: mantengono l'adeguata umidità del prodotto semplicemente legando l'acqua presente nel preparato. I più usati sono i polialcoli, come glicerina o sorbitolo.

4) Schiumogeni: sono tensioattivi che formano, appunto, una schiuma a contatto con l'acqua in modo da poter arrivare lì dove lo spazzolino non arriva. Sono classificati in base alla natura del tensioattivo, quindi ci saranno:

  • tensioattivi anionici, quindi carichi negativamente, come saponi, dagli esteri solforici o solfati, degli acidi grassi e dai sali solfonati degli idrocarburi. Tra questi ricordiamo: il sodio laurilsulfoacetato e il sodio laurilsarcosinato, ma quello oggi più frequentemente usato è il sodio laurilsolfato (SLS).
  • Tensioattivi cationici: conosciuti come sali di ammonio quaternari, in quanto l'azoto tetravalente con carica positiva viene generalmente chiamato ione ammonio. Vengono spesso usati come antisettici, per le loro proprietà germicide. Ne sono esempi il benzalconio cloruro, il cetilpiridinio cloruro e ovviamente la clorexidina.
  • tensioattivi non ionici sono sonstanze non cariche che non risentono delle variazioni di pH, come avveniva per i precedenti, né della presenza di metalli alcalino-terrosi. Ricordiamo il triclosan, che sembra inibire la crescita di batteri e funghi, i polisorbati e i polietilenglicoli (PEG)
  • Tensioattivi anfoteri come le alchilamidopropilbetaine.

Astringenti: sostanze che precipitano le proteine e, quando applicate sulle mucose o sulla pelle danneggiata, formano una pellicola protettiva superficiale e non sono normalmente assorbite. I più comunemente usati sono: i sali di alluminio (cloruro, acetato e solfato), l'allume (solfato di alluminio e potassio), l'acido tannico, il catechu (estratto acquoso delle foglie e dei giovani germogli di una rubiacea, la Uncaria gambier), ecc

Dolcificati e Coloranti: usati in basse percentuali, col fine di rendere più gradevole il prodotto;

Lubrificanti: per facilitare l'uscita del dentifricio dal tubetto

Aromatizzanti: conferiscono un sapore gradevole al dentifricio, fra i più usati ricordiamo mentolo ed eucaliptolo, ma possono anche essere usati cannella, limone, timo, anice o fragola (quest'ultimo soprattutto nei dentifrici destinati ai bambini)

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