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Dentifrici e Collutori

 Ogni giorno ci viene ribadito quanto uno stile di vita sano, un’alimentazione corretta siano importanti per raggiungere il benessere fisico, tuttavia il benessere di tutto il corpo passa anche attraverso una bocca sana e curata. Sono sufficienti pochi e semplici gesti quotidiani per prevenire molti problemi legati a denti e gengive, che, se non adeguatamente curati, possono avere ripercussioni anche gravi sul benessere generale dell’organismo. Soltanto con una corretta igiene orale, coadiuvata dalla scelta di prodotti adeguati, può salvaguardare la salute della nostra bocca nonché la bellezza del nostro sorriso.

I prodotti per l’igiene orale presenti sul mercato sono tantissimi e se ne aggiungono di nuovi ogni giorno e la scelta risulta difficile, tuttavia deve essere orientata in base alle necessità personali.

Oltre allo spazzolino, la cui scelta è prettamente personale, e al filo interdentale, bisogna porre particolare attenzione nella scelta del dentifricio e del collutorio.

Il dentifricio

Il dentifricio, i cui primi utilizzi pare risalgano all’antico Egitto, è una preparazione avente consistenzacollutorio pastosa (da qui il nome pasta dentifricia), gelatinosa o fluida, che ha lo scopo di coadiuvare l’azione pulente dello spazzolino, mantenendo i denti sani, esteticamente gradevoli, eliminando i possibili residui alimentari accumulati durante i pasti, evitare l’insorgere di carie, alitosi, gengiviti e parodontopatie e donando freschezza all’intera bocca.

Al dentifricio si richiede di avere sapore gradevole, di non irritare le mucose, di non contenere abrasivi in quantità eccessiva, di possedere un pH stabile (intorno al 7.0) e di non causare danni sia locali che siatemici, anche dopo uso prolungato.

I dentifrici sono composti da sostanze:

  1. Abrasive: sostanze che non devono essere solubili all’interno formulazione, permettendogli così di rimuovere ciò che resta adeso allo smalto, come ad esempio la placca e i residui di cibo. Ciò è reso possibile dalla forma, dalla grandezza e dalla durezza dei cristalli. Il risultato non deve essere troppo marcato perché un eccessivo effetto sbiancante può danneggiare lo smalto dai denti. A tal fine vengono usati dei sali di metalli alcalini e alcalino-terrosi (come calcio, magnesio, sodio, che sono abrasivi morbidi) o sostanze naturali o artificiali, carboniose, alluminiose o silicee (abrasivi generalmente duri), in genere, per ottenere un effetto più soddisfacente, sono usate miscele dei due. Bisogna, tuttavia, tenere presente che le macchie non saranno eradicate del tutto, in quanto è la dentina che dà la colorazione mentre lo smalto è trasparente, quindi risulterebbe inverosimile sbiancare i denti con un semplice dentifricio.


  1. Leganti: sono usate per tenere uniti i diversi componenti della formulazione, conferendo nel contempo una certa consistenza e viscosità. Le sostanze più utilizzate sono le cellulose, le carragenine e gli alginati, poichè queste rigonfiano a contatto con l’acqua e conferendo viscosità al preparato.



  1. Umidificanti: mantengono l’adeguata umidità del prodotto semplicemente legando l’acqua presente nel preparato. I più usati sono i polialcoli, come glicerina o sorbitolo.



  1. Schiumogeni: sono tensioattivi che formano, appunto, una schiuma a contatto con l’acqua in modo da poter arrivare lì dove lo spazzolino non arriva. Sono classificati in base alla natura del tensioattivo, quindi ci saranno:

  • tensioattivi anionici, quindi carichi negativamente, come saponi, dagli esteri solforici o solfati, degli acidi grassi e dai sali solfonati degli idrocarburi. Tra questi ricordiamo: il sodio laurilsulfoacetato e il sodio laurilsarcosinato, ma quello oggi più frequentemente usato è il sodio laurilsolfato (SLS).

  • Tensioattivi cationici: conosciuti come sali di ammonio quaternari, in quanto l’azoto tetravalente con carica positiva viene generalmente chiamato ione ammonio. Vengono spesso usati come antisettici, per le loro proprietà germicide. Ne sono esempi il benzalconio cloruro, il cetilpiridinio cloruro e ovviamente la clorexidina.

  • tensioattivi non ionici sono sonstanze non cariche che non risentono delle variazioni di pH, come avveniva per i precedenti, né della presenza di metalli alcalino-terrosi. Ricordiamo il triclosan, che sembra inibire la crescita di batteri e funghi, i polisorbati e i polietilenglicoli (PEG)

  • tensioattivi anfoteri come le alchilamidopropilbetaine.



  1. Astringenti: sostanze che precipitano le proteine e, quando applicate sulle mucose o sulla pelle danneggiata, formano una pellicola protettiva superficiale e non sono normalmente assorbite. I più comunemente usati sono: i sali di alluminio (cloruro, acetato e solfato), l’allume (solfato di alluminio e potassio), l’acido tannico, il catechu (estratto acquoso delle foglie e dei giovani germogli di una rubiacea, la Uncaria gambier), ecc



  1. Dolcificati e Coloranti: usati in basse percentuali, col fine di rendere più gradevole il prodotto;



  1. Lubrificanti: per facilitare l’uscita del dentifricio dal tubetto



  1. Aromatizzanti: conferiscono un sapore gradevole al dentifricio, fra i più usati ricordiamo mentolo ed eucaliptolo, ma possono anche essere usati cannella, limone, timo, anice o fragola (quest’ultimo soprattutto nei dentifrici destinati ai bambini)

A queste sostanze, che formano la formulazione base, si aggiungono quelle medicamentose o principi attivi. Queste sono dei veri e propri farmaci aggiunti ai dentifrici che conferiscono proprietà terapeutiche o preventive per il cavo orale. I più comuni sono: antisettici (sostanze ad azione battericida o batteriostatica se applicate sui tessuti (sali di ammonio quaternari, clorexidina, ecc.), antiflogistici (contenenti vitamine A, C, cloruro di sodio, ecc), desensibilizzanti, fluoruri, derivati vegetali (sanguinarina, azulene, propoli, olii essenziali ecc)

In commercio oltre ai dentifrici che potremmo definire come generici, che di fatto sono i più comuni, si trovano anche dentifrici che vengono presentati come prodotti dalle proprietà particolari. Le principali tipologie sono:

  1. dentifrici antiplacca (tele proprietà dovrebbe essere condivisa da tutti i dentifrici, ma in questa particolare tipologia sono aggiunte delle sostanze specifiche) contengono sostanze con azione antibatterica diretta o indiretta, e prevenendo così l'eccessivo accumulo della placca. Tra queste sostanze ci sono sali di zinco, stagno e alluminio, i quali conducono alla formazione di una pellicola protettiva che arresta la proliferazione batterica, tale azione viene svolta anche da altri tipi di sostanze, come per esempio alcuni enzimi, quali l'amiloglucossidasi, la glucosiossidasi e la lattoreossidasi. In alcuni dentifrici si trova anche il cloruro di sodio (il comune sale da cucina) che stimola la produzione di saliva, che ha azione antibatterica. I dentifrici antiplacca che contengono sostanze ad azione antibatterica di tipo diretto, come la clorexidina, e pertanto devono essere prescritti da uno specialista per particolari patologie, e devono essere usati solo per periodi limitati di tempo perché possono causare effetti collaterali e vanno quindi alternati con dentifrici più generici.


  2. dentifrici antitartaro contengono generalmente sostanze che limitano la precipitazione dei sali di calcio, che sono i principali responsabili della formazione del tartaro; tra i più usati i pirofosfati spesso associati coi sali di calcio per impedire la calcificazione della placca batterica



  1. dentifrici sbiancanti: questi prodotti contengono detergenti e microsfere a bassa abrasività, che rimuovono, per strofinamento, le pigmentazioni esterne dei denti causate da alimenti e bevande, fumo, placca e tartaro. A seconda del grado di abrasività, alcuni di questi possono essere usati quotidianamente, mentre altri devono essere alternati a dentifrici più generici


  1. dentifrici desensibilizzanti contengono agenti che desensibilizzano formando una specie di barriera che chiuda i micropori tramite i quali la polpa del dente percepisce le variazioni termiche o di acidità di sostanze e bevande che si ingeriscono. Contengono perlopiù sali di fluoro, spesso coadiuvati da cloruro di stronzio, nitrato di potassio, zinco citrato e zinco cloruro che formano un precipitato microcristallino che permette occlude i tubuli dentinali riducendo così il dolore dovuto all’ipersensibilità acuta e sono desensibilizzanti ad azione rapida ed intensa. Altri possono contenere anche il cetilpirididinio cloruro, che ha azione antiplacca e contemporaneamente contrasta la produzione di acidi erosici; o il triclosan che, oltre ad un importante azione antiplacca, viene usato soprattutto per le gengiviti. Alcuni di questi dentifrici contengono anche il complesso PVA-F15 (fomato PoliVinilPirrolidone Vinil Acetato e da ione floruro 0,15% P/V) in grado di legare lo ione flururo e di rilasciarlo lentamente, aumentandone la biodisponiblità favorendo così la rimineralizzazione di smalto e dentina così da per rendere i denti meno sensibili al caldo, al freddo, ai dolci o agli acidi. Per ottenere il massimo rendimento, dopo aver effettuato la quotidiana pulizia dei denti, si pone una piccola quantità di dentifricio vicino alla gengiva con un dito, pressandolo sul lato esterno e sul lato interno dei denti sensibili, lo si lascia agire per qualche minuto e lo si rimuove senza risciacquare. Altre sostanze attive usate sono i cosiddetti filmogeni, capaci di preservare la salute delle gengive e delle mucose del cavo orale, formando un film lipofilo ad azione protettiva. Ne è esempio il delmopinolo, complessi lipofili ed hexetidina, agente anestetico locale, astringente, antiplacca e deodorante. Questi dentifrici possono essere usati per problemi di sensibilità lieve; se il problema persiste è necessario consultare un dentista.



  1. Dentifrici anticarie: aventi come ingrediente principale il fluoro. Questo minerale, usato sotto forma di sale solubile, svolge più azioni insieme: rimineralizza lo smalto dei denti, ha un'azione antibatterica e previene le carie. All’interno della bocca Il fluoro presente nella bocca riesce a penetrare gli strati più superficiali dello smalto e legarsi al calcio rendendo i denti più resistenti all’azione aggressiva degli acidi della placca. I preparati contenenti fluoro sono particolarmente indicati per la profilassi intensiva della carie e il trattamento dei colletti sensibili. Di solito si consiglia di usarli una volta a settimana come supplemento dei prodotti classici per l'igiene orale quotidiana, solo in casi speciali, possono essere applicati tutti i giorni, ma solo per un periodo di tempo limitato. Anche questi prodotti vanno usati sotto controllo di uno specialista. I dentifrici arricchiti di fluoro sono consigliati per i bambini, con una concentrazione che non superi le 500 ppm (parti per milione), poiché c’è il rischio che il bambino deglutisca la pasta dentifricia, assorbendo così eccessive quantità di fluoro. Il bambino potrebbe soffrire di fluorosi, un’intossicazione da fluoro che si manifesta con cambiamenti estetici e funzionali dello smalto dei denti nelle forme lievi, mentre nelle forme più gravi colpisce le ossa con problemi analoghi.



  1. Dentifrici vegetali ed omeopatici: contengono sostanze naturali ed olii essenziali aventi azione antisettica, antiplacca, contro le gengive irritate e via dicendo.

Il collutorio

Il collutorio è un liquido, da usare puro o diluito, che coadiuva l’igiene orale.

Viene utilizzato in seguito alla spazzolatura con lo spazzolino e tramite i risciacqui riesce raggiungere alcune aree della bocca, come la lingua, le tonsille e la maggior parte delle mucose del cavo orale, che rappresentano potenziali riserve di batteri e che sono difficilmente raggiungibili dallo spazzolino e dalla schiuma formata dal dentifricio.

Per contrastare la formazione e la crescita della placca batterica i collutori sfruttano principalmente quattro meccanismi:

  • prevenzione dell’adesione batterica tramite agenti antiadesivi;

  • rallentamento della proliferazione batterica per mezzo di antimicrobici;

  • rimozione della placca già organizzata;

  • alterazione della patogenicità della placca.

Sono comunemente divisi in due gruppi principali:

  • collutori medicati (venduti solo in farmacia) che contengono sostanze chimiche, come la clorexidina con potente azione antibaterrica;

  • collutori cosmetici (venduti liberamente) in cui prevale il fluoro, per la sua azione anticarie.


Un collutorio per essere di buona qualità deve avere come caratteristica principale la sostantività, ossia la proprietà di alcuni principi attivi di rimanere adesi alla cavità buccale, e di essere rilasciati progressivamente nel tempo, ciò di fatto prolunga l’azione dei collutori, che non si limita quindi solo a pochi minuti dopo lo sciacquo.


I collutori sono divisi in base alla sostanze che contengono, quindi ricordiamo i principali:

  1. Collutori alla clorexidina (0.12-0.2%): sostanza in grado di diminuire il deposito di placca batterica, ma se usato per lunghi periodi può alterare la flora del cavo orale, può alterare il senso del gusto e la colorazione di denti e mucose. Tutto ciò è reversibile tramite la sospensione del trattamento. Di recente sono stati messi in commercio dei collutori a base di clorexidina che grazie ad una particolare composizione (forse formando dei complessi) permette di ridurre drasticamente la pigmentazione indotta da questa, consentendone un utilizzo migliore e più diffuso;



  1. Collutorio con fluoro e derivati, usati principalmente per la loro azione di rimineralizzazione dei denti, di prevenzione delle carie e dell’eccessiva sensibilità dentale. Se usati in modo smodato questi possono causare fluorosi, con un effetto demineralizzante ed erosivo. In realtà i prodotti con fluoruro di sodio sono principalmente indicati per il controllo dell’ipersensibilità dentinale, per l’alitosi o per la prevenzione della carie poiché l’azione antibatterica diretta dello ione fluoro è molto bassa e presentano, inoltre, bassa sostantività. Quelli contenenti fluoruro amminico e fluoruro stannoso hanno, invece, un’azione diretta contro i batteri della placca, poiché la vera azione antibatterica è legata alla presenza del gruppo amminico e dello ione stannoso che sono in grado di compromettere il metabolismo del batterio;


  1. Collutori a base di triclosan, un agente battericida non ionico ad ampio spettro e con bassa tossicità. A concentrazioni normali, si comporta da battericida, agendo su batteri e placca; a basse concentrazioni, invece, ha azione batteriostatica inibendo la sintesi di acidi grassi da parte dei batteri. E’ molto usato nei dentifrici ma è poco utilizzato come principio attivo unico nei collutori a causa della sua ridotta sostantività;


  1. Collutorio al delmopinolo: sostanza che mostra proprietà antimicrobiche molto basse ma agisce in modo indiretto, ossia formando un microflim che impedisce l’adesione dei batteri alla superficie dentale;


  1. Collutorio al cetilpiridinio (CPC) in grado di provocare la lisi della membrana cellulare; è attivo contro batteri Gram+, meno attivo contro i Gram-, ed è dotato anche di una buona sostantività (3-5 ore). E’ indicato essenzialmente per il mal di gola, grazie all’azione antinfiammatoria di questo principio attivo, che presenta anche una certa azione antiplacca;


  1. Collutorio agli olii essenziali: i quali esplicano la loro azione distruggendo la parete cellulare ed inibendo gli enzimi batterici. Sono dotati anche di un’attività anti-infiammatoria e sono spesso usati anche per il controllo dell’alitosi. Hanno però bassa sostantività.


Quindi il collutorio va utilizzato solo ed esclusivamente dopo la spazzolatura dei denti. I risciacqui orali vanno eseguiti con la testa piegata leggermente verso il lavandino e a denti stretti, in modo che la sostanza disinfettante passi negli spazi interdentali. Oltre alle sostanze igienizzanti presenti nel collutorio, è fondamentale l'azione meccanica che si ottiene contraendo e rilassando i muscoli delle guance, per 30-40 secondi. Si ottiene in questo modo, oltre alla rimozione dei residui alimentari, grazie al flusso meccanico del collutorio, anche un'azione igienizzante sulle superfici interdentali e sulle mucose del cavo buccale. Possono essere effettuati dei gargarismi, al posto dei risciacqui, che consistono nel far gorgogliare il collutorio nel fondo della bocca e nella gola al fine medicare le mucose, infatti sono molto utili contro il mal di gola e l'alitosi.


Possiamo perciò concludere che per una corretta salute della nostra bocca bisogna scegliere i prodotti giusti e soprattutto usarli nel modo giusto.

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